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Il mio viaggio da yogi: 30 giorni di yoga per ritrovarsi

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Perché fare un viaggio nello yoga di 30 giorni e perché chiamarlo viaggio

Yoga, non solo pratica

Prima di quest’anno non avevo mai fatto un viaggio nello yoga, né mi ero mai definita una yogi. Lo yogi (o yogini) è il praticante dello yoga nel senso più ampio del termine: include non solo la pratica fisica, ma anche quella meditativa e spirituale. Sebbene io non sia una neofita dello yoga, non l’ho mai praticato in modo continuativo e soprattutto non mi sono mai lasciata andare a spiritualismi vari.

La prima volta che mi sono avvicinata allo yoga è stato al liceo grazie a una professoressa di educazione fisica particolarmente illuminata. Insieme ai vari esercizi di yoga ci aveva iniziato anche al training autogeno, una tecnica di rilassamento che non faceva proprio per me. Esclusa quindi la pratica spirituale, ho comunque continuato a praticare yoga a livello meramente pratico. Anche se in modo tutt’altro che continuativo, ho provato vari stili: hatha yoga, decisamente troppo lento per i miei gusti; hot yoga, la pratica ad alte temperature (circa 40 gradi); e vinyasa yoga, una serie di posizioni legate da un movimento abbastanza dinamico e coordinato con la respirazione. Quest’ultimo ho scoperto essere il mio stile.

Perché 30 giorni di yoga

Negli anni quindi ho trovato il mio stile, il mio canale youtube preferito da seguire e ho continuato a praticare gli esercizi di yoga in modo del tutto casuale, quando ne avevo tempo e voglia. Con la pandemia, però, i ritmi sono cambiati; la gente si è ritrovata chiusa in casa, in cerca di un senso e di un impegno giornaliero e sono nati in rete centinaia di gruppi yoga, corsi yoga e pacchetti yoga.

Anche il mio canale preferito, “Yoga with Adriene” ha cominciato a proporre molto più frequentemente questi “Yoga Journey”, ovvero dei corsi di 30 giorni da seguire direttamente da casa. Così, dopo quasi un anno di pandemia e quarantene, quando a gennaio 2021 Adriene ha lanciato il nuovo corso “Breathe – A 30 day yoga journey”, ho deciso di unirmi anche io alla schiera di migliaia di yogi improvvisati. Le aspettative non erano particolarmente alte, d’altra parte io lo yoga lo aveva sempre praticato e farlo in modo continuativo per 30 giorni non sarebbe stato poi così diverso. Però, anche se barcollavo un po’ sulla mia capacità di arrivare fino in fondo, sono partita determinata a completare questo viaggio nello yoga.

Il mio viaggio nello yoga: i primi passi

Ho deciso di iniziare questo viaggio nello yoga giovedì 7 gennaio, in concomitanza con il ritorno alla routine quotidiana dopo le festività e giusto qualche giorno prima del weekend: in questo modo tra sabato e domenica non avrei avuto scuse per mollare dopo solo tre giorni.

Arrivata al giorno 6, seppur stanca, mi sono “presentata sul materassino” che, come spiega Adriene, è la prima azione importante che si compie quando si pratica lo yoga. Purtroppo, quel giorno la lezione denominata “Burn” ha centrato le aspettative: 25 minuti molto intensi. Ho preso tutte le pause concesse e me ne sono auto-concessa qualche altra ma, alla fine, ho portato a casa anche la lezione n. 6.

Il giorno dopo è stata una giornata frenetica. Iperattiva e super presa dal lavoro, ho fatto mille cose, incluso un viaggio fino all’Ikea più lontana di Milano per non trovare quello che cercavo. Sono tornata a casa stanca, ma comunque ancora energica e con il pensiero fisso di riuscire a incastrare la mia lezione di yoga prima di cena, fossero state anche le 9. Solo avviando il video e cominciando a seguire gli insegnamenti di Adriene mi sono resa conto che avevo appena finito la mia prima settimana e non me ne ero nemmeno accorta!

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Viaggiare come yogi: le conquiste a metà percorso

Dopo alcuni giorni di alti e bassi, il mio day 10 è arrivato in un sabato lavorativo. Ma forse una delle lezioni più importanti l’ho appresa proprio in questa occasione. Non importa quanto si è stanchi, di cattivo umore o non si è in forma: l’importante è veramente presentarsi sul mat, il materassino, perché non sai mai quanto potrai sorprenderti… anche se in un sabato lavorativo e alla fine di una lunga settimana.

Devo dire, poi, che sebbene avessi notato dei miglioramenti fisici e mentali già dai primi giorni, solo una volta conquistato il giorno 10 mi sono resa conto di aver consolidato tutti i benefici della pratica. E non solo a livello fisico: il corso “Breathe”, essendo incentrato anche sulla respirazione e la meditazione, mi ha aiutato a riavvicinarmi all’aspetto più spirituale della pratica. Così tanto che a fine lezione non vedevo l’ora di concludere con lo shavasana, la posizione per raggiungere un totale rilassamento e che prima tendevo a saltare spesso.

Inizio seconda parte: cosa significa concludere un viaggio nello yoga

“Day 16: discipline”. Siamo dall’altra parte della barricata con un’insolita lezione di yoga. In questa giornata niente cane a testa in giù o cobra, ma passiamo mezz’ora ad imparare come rallentare il respiro. Wow. Provare per credere! Ma dopo questa carica da inizio seconda parte, arrivata al giorno 18 ho un po’ barato. Domenica, una giornata piena e con la mente piena (di cose frivole), non avevo né il tempo né la voglia e alla fine mi sono ridotta a ritagliare pochi minuti prima di cena facendo in pratica metà della lezione e mandando avanti il video sui passaggi meno allettanti. Ma come dice Adriene, l’importante è presentarsi!

Il resto del viaggio è stato una serie di alti e bassi, per concludere però con un tipico sprint finale. Ma va bene così: l’obiettivo, nello yoga, non è essere perfetti, ma essere presenti. E’ l’intenzione, infatti, a unire la pratica fisica con quella spirituale ed è per questo che lo yoga insegna così bene a concentrarsi, ma anche e, forse è la cosa più difficile, a rallentare fino ad arrendersi.

Cose che ho imparato dal mio viaggio nello yoga

  • Il tempo si trova sempre, anche solo 15 minuti la sera o appena svegli.
  • Presentarsi anche solo un giorno sul tappetino ti farà venire voglia di tornarci anche il giorno dopo….figuriamoci dopo un mese di esercizio continuo!
  • Non tutti i giorni sono uguali: ho capito che se non ho abbastanza concentrazione è meglio dedicare 10 minuti a posizioni tipo shavasana che fare gli eroi nelle posizioni del guerriero.
  • Per me lo shavasana è stata la parte più difficile da imparare, ma la forza dello yoga è proprio questa: il sapersi “arrendere” a se stessi.

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