Viaggio in Oman in due settimane
Visitare l’Oman in due settimane
Eravamo partiti dall’idea di passare dieci giorni in questo Paese della penisola arabica, ma più cercavamo informazioni per creare il nostro itinerario, più ci rendevamo conto che c’erano esperienze che avremmo voluto provare e luoghi che non potevamo lasciare da parte. Alla fine abbiamo esteso la nostra idea di viaggio in Oman in due settimane, o meglio in dodici giorni e mezzo. Abbiamo comunque dovuto fare delle rinunce: non siamo riusciti a includere la visita alla città di Salalah che si trova in fondo al deserto, al confine con lo Yemen. Avremmo dovuto percorrere circa 1000km in macchina o prendere un aereo non economico. Il viaggio tra l’andare e il tornare da Salalah ci avrebbe tagliato tempo da dedicare ad altro. Sebbene Salalah conquisti molti cuori con i suoi paesaggi pariadisiaci, siamo comunque molto soddisfatti del nostro itinerario. Nel nostro viaggio in Oman in due settimane siamo riusciti lo stesso a trovare il nostro angolo di paradiso!
Giorno 1: Arrivo a Muscat
Mattina – atterriamo a Muscat alle sei di mattina e nonostante il volo notturno siamo pieni di energie per iniziare la nostra scoperta dell’Oman in due settimane. Carichiamo i bagagli sull’auto a noleggio (una Montero nuova di zecca) e partiamo in direzione della Grande Moschea Sultan Qaboos. Nonostante la temperatura percepita superi i quaranta gradi, le donne devono coprirsi interamente e così indosso giacchetto di cotone per coprire le braccia e foulard per coprire il capo (per le gambe mi ero portata avanti indossando già dei pantaloni di lino lunghi!). Dopo un primo shock termico, comincio ad abituarmi e alla fine del tour mi sento quasi fresca!
Nella visita ci accompagna una guida che dice di parlare sia italiano che inglese, ma in realtà parla poco entrambe le lingue. Riusciamo comunque a capire che l’obiettivo nel realizzare questa moschea è mostrare la grandezza e l’opulenza del sultanato con i suoi lampadari Swarowski, l’oro utilizzato a decorare i più minuscoli dettagli e l’immenso tappeto filato a mano in un unico pezzo. Al termine del tour veniamo attirati dall’offerta di tè e datteri nel café della moschea, ma il gesto di accoglienza si tramuta ben presto in una conversazione sulla religione. Ne approfitto per chiedere al nostro interlocutore, il fedele Mohammed, quale sia la sua ragione di credo e ne esco con un libriccino sulle scoperte scientifiche anticipate dal Corano.
Pomeriggio – cerchiamo una spiaggia dove riposare per il resto della giornata, ma dopo alcuni tentativi ci accorgiamo che tutte le spiagge belle di cui avevamo preso nota sono state privatizzate da resort di lusso e quelle rimanenti non sono poi un così bello spettacolo. Approfittiamo allora della piscina disponibile nella nostra casa prima di gustare la nostra prima cena omanita nel tradizionale ristorante Bait Al Luban. Ancora non lo sappiamo, ma questa sarà una delle cene migliori che riusciremo a fare in Oman in due settimane!
Giorno 2: Visita al Wadi Shab
Mattina – ci mettiamo subito in moto per raggiungere la seconda tappa del nostro viaggio in Oman in due settimane. La destinazione per la sera è il piccolo villaggio di Fins. Durante il tragitto, però, ci fermiamo a visitare il Wadi Shab. I wadi sono dei canyon scavati dai corsi d’acqua, alcuni ormai desertici con delle piscine naturali qua e là, altri che a seconda delle piogge si rianimano. Il Wadi Shab è uno dei più popolari e per raggiungere il sentiero è necessario percorrere un piccolissimo tratto su una barchetta di legno. Raggiunta l’altra sponda, quindi, ci incamminiamo per circa 45 minuti prima di arrivare alle piscine naturali. Lì ci tuffiamo e alterniamo camminate nell’acqua bassa a brevi nuotate nell’acqua più alta prima di raggiungere il passaggio per visitare le cascate. Il wadi non è niente male, ma è anche molto affollato!
Pomeriggio – verso sera raggiungiamo Fins. Ci rendiamo conto che il villaggio è proprio in mezzo al nulla e per fortuna ci siamo organizzati per cucinare nella nostra mega villa con piscina, altrimenti non avremmo niente da mangiare. Da bravi italiani, quindi, ci sfamiamo con un piatto di pasta al pomodoro fatto in casa!
Giorno 3: Una notte con le tartarughe
Mattina – l’obiettivo della giornata è raggiungere la punta più a est dell’Oman, ma prima ci fermiamo a Sur. Si tratta di un’importante città con un’antica tradizione marittima. Apprezziamo molto l’atmosfera da villaggio di pescatori, ma l’emozione per quello che ci aspetta è tanta e ci rimettiamo subito in carreggiata per raggiungere il Ras Al Jinz Turtle Reserve.
Pomeriggio – al check-in riceviamo una brutta notizia: la nostra prenotazione per una camera da 5 persone non è stata registrata. Ci coglie un momento di sgomento quando realizziamo che ci troviamo in un posto in mezzo al nulla senza alternative per dormire e un macchina carica di bagagli che non potrebbe accomodare cinque persone per la notte. Per fortuna il personale della struttura riesce a trovare una soluzione e ci offre l’ultima tenda-famiglia disponibile, applicando anche un piccolo sconto. Tutto sommato ci va di lusso: la tenda è veramente carina! Al calar del sole siamo quindi pronti per la nostra visita alla riserva. Sono presenti più gruppi perché vi sono anche ospiti esterni alla struttura e questo un po’ rovina la visita che diventa confusionaria e poco rispettosa dell’habitat, ma riusciamo a vedere una tartaruga adulta che deposita le sue uova e tanti piccoli di tartaruga.
Giorno 4, mattina: Wadi Bani Khalid
Mattina – ci svegliamo prima dell’alba per la seconda visita alla riserva. Questa volta il tour è molto più intimo e si rivela una delle esperienze più emozionanti del nostro viaggio in Oman in due settimane! Dopo questa esperienza così toccante e dopo esserci saziati con una ricca colazione, ci dirigiamo verso un altro famoso wadi: Wadi Bani Khalid. Qui c’è poco da camminare: ci troviamo subito di fronte a una grande piscina naturale. Procediamo avanti per addentrarci nel canyon che è cosparso di piscine più piccole. Il luogo è molto affollato, saranno anche le temperature alte che invogliano a tuffarsi in acqua!
Giorno 4, pomeriggio: Direzione deserto
Pomeriggio – purtroppo abbiamo poco tempo per sostare nel wadi e rimontiamo sulla Montero in direzione Bidiyah, il villaggio all’ingresso del deserto. La strada per arrivarci è molto bella ma anche lunga e siamo in ritardo per l’incontro con la nostra guida. Abbiamo giusto mezz’ora per mangiare e il posto che avevamo individuato è chiuso. Ne scelgo uno a caso su Google Maps ed entrando chiedo se possono prepararci qualcosa di semplice e veloce. In men che non si dica ci ritroviamo seduti nel tradizionale assetto omanita, su un tappeto intorno a un grande vassoio carico di cibo e gustiamo quello che sarebbe stato il riso con pollo più buono del nostro viaggio in Oman in due settimane!
Con dei gran sorrisi e la pancia piena incontriamo Ahmed, la guida di Nomad Tours che ci accompagnerà per i prossimi due giorni nel deserto di Wahiba Sands. Ci mette subito alla prova nell’affrontare le dune di sabbia con la nostra Montero e infine ci conduce all’accampamento per la notte. Le tende beduine dove dormiremo sono bellissime e mentre ci deliziamo con tè e datteri ci racconta la sua esperienza nel deserto. La posizione per l’accampamento l’ha scelta personalmente e dopo alcuni spostamenti è fisso in quel punto da qualche anno. Ci racconta anche che l’anno scorso è piovuto per la prima volta dopo dieci anni e le piogge hanno portato qualche cambiamento nella flora e nella fauna, come i topolini, ma che non vi sono invece animali o insetti pericolosi (mia grandissima paura!). E proprio mentre ci accingiamo a dormire sonni sereni comincia a cadere qualche goccia di pioggia e nella nostra tenda spuntano un paio di simpatici topini…
Giorno 5: Alla ricerca delle Sugar Dunes
Mattina – Ahmed ci sveglia presto perché sono tre anni che non si reca alle Sugar Dunes, la nostra destinazione per la giornata, e gli hanno detto che la strada che conosce non è al momento percorribile. Dovremo quindi improvvisare su nuovi sentieri! Attraversiamo il deserto verso sud-est, per me è la prima volta ed è uno spettacolo più grande di quanto avessi immaginato! Per chi volesse veramente vivere il deserto, questa è un’esperienza da fare in Oman in due settimane. Raggiungiamo la costa per pranzo e ci fermiamo sotto una struttura di legno al riparo dal sole per gustare il delizioso riso con pesce preparato dalla moglie di Ahmed.
Pomeriggio – non manca molto per le Sugar Dunes e infatti le raggiungiamo dopo un paio d’ore. All’arrivo cerchiamo un posto dove sistemare le tende per la notte: abbiamo alle spalle la distesa di sabbia bianca per cui questo luogo è famoso e di fronte l’ampia spiaggia con la sua ricca fauna marittima. Ci si sente al confine tra due mondi, diversi e complementari. Ci godiamo questo posticino prezioso fino all’ora di andare a dormire, con un briciolo di tristezza sapendo che tra pochi mesi anche questa spiaggia sarà privatizzata dal resort di lusso che stanno costruendo poco più avanti.
Giorno 6: L’antica città di Nizwa
Mattina – è arrivato il momento dei saluti con Ahmed. Lui tornerà a Bidiyah per riattraversare il deserto con un altro gruppo di viaggiatori, mentre noi proseguiremo verso Nizwa. Raggiungiamo l’antica capitale dell’Oman dopo tre ore e mezza di viaggio. Il paesaggio è ora molto diverso perché ci troviamo nella parte interna del Paese, vicino alle montagne e a grandi oasi di palme da dattero. Visitiamo subito il forte di Bahla, patrimonio dell’UNESCO. Sebbene io non sia particolarmente appassionata di questo tipo di struttura, rimango piuttosto impressionata dall’architettura e dalla sua storia. Il forte è stato costruito in tre momenti diversi a partire dal tredicesimo secolo ed è fatto di fango, paglia e argilla! Non a caso è considerato una delle tappe imperdibili in un viaggio in Oman in due settimane.
Pomeriggio – ci sistemiamo nel nostro hotel, l’Antique Inn, una struttura che è riuscita magistralmente a preservare l’antico edificio. E’ un’esperienza unica dormire in una tale costruzione ma dobbiamo ancora visitare la città di Nizwa. Abbiamo letto che il suo souq, il mercato centrale, è uno dei più autentici rimasti in Oman, però rimaniamo piuttosto delusi dall’atmosfera turistica che si respira. Le mura della città, invece, sono il vero gioiello da scoprire. Hanno vari punti di accesso e l’ideale sarebbe avere una guida per scoprire gli angoli segreti di Nizwa. Noi purtroppo non abbiamo abbastanza tempo e ci accontentiamo di una passeggiata improvvisata consapevoli di non poter cogliere tutti i tesori di questa città.
Giorno 7: In cima alle Jabal Shams
Mattina – abbiamo di fronte a noi una lunga giornata e ancora non lo sappiamo ma i nostri piani si stanno per scombinare. Alla fine, però, riusciamo a destreggiarci in questa parte dell’Oman piena di punti di interesse dislocati qua e là tra le montagne. Partiamo dunque per Al Hamra, che scopriamo essere un villaggio di fango ormai disabitato con una casa-museo come principale attrazione. Poi ci spostiamo verso Misfat Al Abriyyin. Anche Misfat è un antico villaggio di fango, ma molto più interessante. Per visitarlo è necessario seguire dei percorsi prestabiliti per non disturbare la popolazione locale, ma è possibile attraversare il centro abitato, camminare lungo il suo perimetro e addentrarsi nell’oasi di palme da dattero.
Pomeriggio – dovremmo visitare il Wadi Ghul, ma scopriamo che ci troviamo nel punto errato. Probabilmente abbiamo sbagliato strada e siamo saliti troppo in alto. Abbiamo infatti raggiunto Jabal Shams (o Jebel Shams), la cima più elevata dell’Oman! Poco male, perché era una delle tappe prefissate per il giorno successivo. Decidiamo quindi di intraprendere subito la “balcony walk“, un percorso di trekking di 5 km solo andata. La camminata è tranquilla ma con un bel panorama e al ritorno siamo così fortunati da percorrerla con la luce del tramonto. Una volta tornati al parcheggio ci attende un’altra sorpresa: troviamo un uomo che cerca un gruppo di turisti e, nemmeno a dirlo, è il nostro ospite per la sera! Ci mostra la nostra dimora che si trova a pochi passi dalla macchina e ci ospita a casa sua per una cena a base di… riso e pollo!
Giorno 8: In fondo al Wadi Ghul
Mattina – con l’aiuto dei nostri ospiti alle Jabal Shams riusciamo a capire la strada da imboccare per raggiungere il Wadi Ghul: tornando sulla stessa strada da cui siamo venuti dovremmo incontrare un chiosco dove tessono e vendono tappeti. Lì dobbiamo prendere una stradina sterrata che entra nel canyon e il gioco è fatto. Le indicazioni sono precise e riusciamo a raggiungere il famoso Wadi Ghul. Nelle ultime settimane è piovuto abbstanza da creare un rivolo d’acqua per tutto il canyon e dunque siamo costretti a lasciare la macchina quasi subito e a proseguire a piedi. Dei vari wadi che abbiamo visitato, questo è quello più affascinante e lo includerei assolutamente nella lista delle cose da fare in Oman in due settimane! Il percorso è piuttosto lungo e termina all’abbandonata città di An Nakhur, ma per godersi il canyon è sufficiente percorrere i primi 3 o 4 chilometri e fermarsi ogni tanto per un tuffo nelle piscine naturali.
Pomeriggio – è il momento di rientrare a Muscat dove sosteremo una sola notte per poi rimetterci in cammino. Per evitare l’ennesimo pasto a base di riso e pollo decidiamo di concederci una cena libanese al ristornate Zahr El-Laymoun. Quando arriviamo capiamo subito che il quartiere, Al Mouj (il porto), è quello più occidentale, dove vivono gli expat. Infatti vediamo in giro donne in jeans, sia col velo che senza, e il cibo e l’atmosfera che si respira sono diversi dai quartieri più tradizionali.
Giorno 9: Isole Daymaniyat
Mattina – torniamo verso Al Mouj Marina, questa volta per imbarcarci in direzione isole Daymaniyat! Sarà l’ultima escursione di questo viaggio in Oman in due settimane e siamo in trepidante attesa per quello che ci aspetta. Il nostro gruppo è formato da quindici persone, oltre al nostro capitano Farhad e al suo equipaggio. La navigazione verso le isole è di circa un’ora ma ci fermiamo prima di raggiungerle per fare un po’ di snorkelling. Io mi intrufolo in prima linea per tuffarmi subito in mare. Mai visto un’acqua così calda e brillante! Mi rendo subito conto che non sono sola, ma accanto a me nuotanto altri mille pesci colaritissimi e tante tartarughe!
Pomeriggio – raggiungiamo la sponda dell’isola e troviamo l’accampamento già pronto: non ci resta che tuffarci nuovamente in acqua in compagnia dei pesci! Prima del tramonto, però, siamo tutti pronti per toglierci sale e sabbia di dosso con una doccia improvvisata e goderci lo spettacolo del sole che si perde all’orizzonte. Poi ci sfamiamo con un’abbondante cena a base di pollo, spiedini di agnello, ma stavolta niente riso! La giornata è stata lunga e i nostri compagni sono tutti in tenda prima delle nove. Noi invece approfittiamo di questa tranquillità lontanto dalle luci della città per guardare le stelle e provare ad indovinare le costellazioni.
Giorno 10: Salutiamo il capitano Farhad e le sue isole
Mattina – siamo in piedi prima dell’alba per assistere al sole che sorge, ma le nuvole sono basse e non riusciamo a vedere lo spettacolo completo. Poco male, queste isole sono così belle e incontaminate che non abbiamo bisogno di altro! Prima di partire pensavo che sarebbe stata la classica esperienza molto turistica, invece mi devo ricredere: Farhad e il suo equipaggio riescono a comunicare tutta la loro passione per queste isole e l’impegno che ci mettono nel tutelare la riserva, i pesci e il mare! Vi sono solo tre compagnie autorizzate a organizzare tour alle isole Daymaniyat, ma io mi sento assolutamente di consigliare Daymaniat Shells.
Pomeriggio – dopo un altro giro di snorkelling rientriamo a Muscat. Siamo ormai al decimo giorno di questo viaggio in Oman in due settimane e ne approfittiamo per riposarci un po’. Come ultima soluzione di pernottamento abbiamo deciso di “trattarci bene” e abbiamo scelto l’hotel Royal Tulip. Durante tutto il viaggio il Royal Tulip è stato il nostro ritornello nelle situazioni impreviste, dai topi nel deserto, alla tenda ricavata per un pelo nella riserva…ma vedrai quando saremo al Royal Tulip! E per fortuna così è! Per un prezzo più che abbordabile, ci ritroviamo in un hotel di lusso con lo staff in livrea che trasporta in camera i nostri zaini luridi sui tipici carrelli da Grand Budapest Hotel. Noi, luridi come i nostri zaini, ci tuffiamo subito nella piscina vista città e poi andiamo a visitare il souq di Muscat che ci conquista più di quello di Nizwa. Riusciamo a contrattare qualche buon prezzo e concludiamo la giornata con una cena al ristorante tipico Rozna, dove i miei compagni di viaggio riescono finalmente ad assaggiare carne di cammello e di squalo.
Giorno 11: Tour di Muscat
Mattina – ci godiamo con calma la sveglia e la mega colazione al Royal Tulip e poi partiamo alla scoperta della capitale dell’Oman. La prima tappa è il Museo Nazionale dell’Oman. La visita dura un paio d’ore ed è molto utile per capire la storia di questo Paese. Vicino c’è un altro museo, il Bait al Zubair che ospita un’importante collezione artistica e di cui ho letto buone recensioni. Vista l’ora, decidiamo però di affacciarci al Palazzo Al Alam, la colorata residenza cerimoniale del sultano, per poi pranzare nel quartiere di Qurum al ristorantino On the Wood e terminare con una lunga passeggiata sulla spiaggia.
Pomeriggio – abbiamo lasciato la nostra Montero a riposo e ci siamo fatti scarrozzare tutto il giorno da un tassista. Ora è il momento di farci riportare al Royal Tulip e alla sua piscina a sfioro. Lo contatto su whatsapp per avvertirlo, ma stranamento non risponde. Poco dopo un numero sconosciuto mi invia un messaggio vocale. E’ il fratello di Mohammed, il nostro tassista. A quanto pare Mohammed è bloccato nel traffico in aeroporto per recuperare una signora, ma lui, il fratello che è anche tassista, è nelle vicinanze con un’altra ospite del Royal Tulip. Ci passerà a prendere di lì a poco. Ci ritroviamo così in macchina con il fratello del tassista Mohammed e la sorella della signora che Mohammed sta recuparndo in aeroporto, tutti ospiti del Royal Tulip! Ah, quante sorprese che riserva l’Oman! Terminiamo la giornata con una cena da Ramssa, di cui abbiamo alte aspettative che rimangono insoddisfatte. Si rivela un posto molto turistico, anche se il riso biryani con lo zafferano è uno dei più buoni che abbia mangiato in Oman in due settimane!
Giorno 12: Alla fine del nostro viaggio in Oman in due settimane
Mattina – il nostro viaggio in Oman in due settimane volge al termine, ma abbiamo ancora una mattina a disposizione per goderci l’ormai leggendario Royal Tulip e per visitare la Royal Opera House di Muscat. Dall’esterno l’edificio colpisce per il suo marmo bianco che risplende sotto i raggi del sole. Tuttavia all’interno ci lascia un po’ delusi: innovativa e opulenta, la struttura manca del fascino antico di questi teatri. La guida, poi, non aggiunge molto al racconto dell’Opera e ce ne andiamo un po’ insoddisfatti della visita.
Pomeriggio – siamo pronti per salire sul volo di Oman Air che ci riporta in Italia. Sono state due settimane molto ricche: abbiamo visitato tanti paesaggi diversi, dalle oasi alle montagne, dal deserto alle città e persino un arcipelago di isole! Le persone che abbiamo incontrato sono state tutte molto gentili, ma entrare in contatto più profondo con la cultura locale è stato difficile. L’Oman è un Paese molto riservato che comincia ora ad aprirsi al mondo.
Considerazioni
- Con il giusto incastro, dieci giorni sono sufficienti.
- E’ meglio abituarsi subito all’idea di mangiare solo riso e pollo per dieci giorni.
- Per fare una vera esperienza nel deserto bisogna andare oltre alla notte nella tenda beduina.
- La vera esperienza nel deserto si fa sempre con due macchine e, se non si è esperti, con una guida!
- Si rimarrà sorpresi dal tanto verde che costella il paesaggio omanita.
- Nei wadi, fare sempre attenzione alla possibilità di precipitazioni; una nuvola lontana può rappresentare una grande minaccia.
- Per cogliere la vera cultura omanita bisogna fare uno sforzo in più per comunicare e comprendere, ci troviamo di fronte a un popolo accogliente ma timido!